giovedì 2 aprile 2015

PERSONAGGI E PERSONALITA': INTERVISTA AD ANTONIO LO CAMPO





Antonio Lo Campo è un giornalista e divulgatore scientifico specializzato nei temi dell’astronautica.
Da più di vent'anni svolge attività di giornalista free lance a tempo pieno, e collabora con i quotidiani "La Stampa", "Avvenire" e "La Gazzetta del Mezzogiorno", e per i mensili di astronomia "Nuovo Orione" (dove cura la rubrica “Cronache Spaziali”), e “Le Stelle”, e per altre testate giornalistiche nazionali di informazione scientifica.
E' autore di libri, tra i quali "Il ritorno sulla Luna" (Chiaramonte – Collegno (To), 1996), e "Storia dell'astronautica" (L'Airone – Roma, 2000), e altre opere editoriali.
Ha collaborato ad alcune trasmissioni Rai, compresa "Viaggio nel cosmo" di Piero Angela (1998), “Geo & Geo” e per altri programmi di educational. 
Da anni organizza e partecipa in qualità di relatore a conferenze scientifiche.
Ha incontrato e intervistato molti astronauti, di diverse nazionalità, compresi i tre dell'Apollo 11 e il pioniere americano John Glenn, oltre ad alcuni dei protagonisti delle prime missioni russe nello spazio.  Ha inoltre visitato centri di ricerca e basi spaziali in Italia e all'estero.
Oltre che di temi legati allo spazio, si occupa di tecnologie dei trasporti, in particolare per i settori aeronautico e ferroviario.





(Nella foto Antonio Lo Campo davanti ad una componente della Stazione Spaziale Internazionale. Credits foto Emmanuele Macaluso)

È un caldo pomeriggio di marzo, quando incontriamo Antonio Lo Campo presso lo storico Aero Club di Torino. Ci approcciamo a questa intervista in modo informale, mentre sullo sfondo aerei decollano e atterrano con una scenografia d’eccezione: le Alpi e gli stabilimenti Alenia Thales Space. Fin dall’inizio siamo colpiti non solo dalla sua enciclopedica conoscenza delle “questioni astronautiche”, ma dalla passione che riesce a trasmetterci e dalla forte carica umana.

D. Come e quando è nata la tua passione per lo spazio e l’astronautica.
R. La passione per l’astronautica è nata quando non avevo ancora compiuto 6 anni, eravamo nel 1971, e in quell’anno ci sono state delle importanti missioni lunari. Mi riferisco alle missioni Apollo 14 e Apollo 15.
È stato sicuramente anche merito del tempo che la TV investiva per la copertura di questi eventi e che rendevano naturale per un ragazzino approcciarsi all’astronautica e allo spazio. L’Apollo 14 venne coperta con una diretta di 12 ore e anche i giornali ne parlavano molto. Conservo ancora molti di quegli articoli, anche se all’epoca ero molto piccolo e quindi non ero un lettore, ma le immagini televisive hanno avuto un forte impatto.

D. Qual è la missione spaziale alla quale ti senti più legato emotivamente e professionalmente.
R. La missione alla quale sono particolarmente legato è la Apollo 14 perché è la prima che ricordo, e non a caso a questa missione ho dedicato un libro intitolato “ Il ritorno sulla Luna”.
Di questa missione ci si è un po’ dimenticati, è infatti semplice ricordarci del primo allunaggio (Apollo 11 – luglio 1969 ndr) e dell’Apollo 13 che rischiò di trasformarsi in tragedia. Un incidente che riportò l’attenzione del grande pubblico sull’astronautica. Io all’epoca ero molto piccolo, ma grazie a mia sorella – che era più grande di me – ho potuto seguire anche quell’epopea.
La missione Apollo 14 ha avuto il grande merito di “aver salvato” le missioni successive. Se anche “il 14” avesse fallito, il programma sarebbe stato chiuso in anticipo dalla NASA.
Oltre all’Apollo 14, e in generale a tutte le missioni di allunaggio, sono molto affezionato a tutte e dieci le missioni a cui hanno partecipato gli astronauti italiani. Per quanto riguarda queste, oltre a d un fattore professionale, c’è anche un fattore umano perché ho avuto l’opportunità di conoscere bene tutti i protagonisti di queste imprese. Dalla prima missione di Franco Malerba, quando avevo 26 anni e già scrivevo di astronautica, fino a quelle più recenti dei nostri astronauti.

D. Come ti spieghi il successo che ha il complottismo lunare.
R. Non credo che il “complottismo lunare” abbia successo. E' un successo “apparente” che coinvolge chi non conosce in modo approfondito le imprese spaziali e la scienza. Queste cose creano curiosità perché “fanno scalpore”. E null'altro. Ci sono poi altre ragioni: dietro al complottismo sulle questioni lunari ho notato anche un po’ di antiamericanismo, quindi questioni ideologiche alle quali si unisce un po’ di scalpore.
Io lo unisco molto anche alla questione dell’ufologia. Faccio parte di un’associazione ufologica che si chiama CISU (Centro Italiano Studi Ufologici ndr), e noi ci interessiamo a queste tematiche. Dal momento che siamo un gruppo che si occupa del fenomeno in modo scientifico e pragmatico “facciamo meno notizia” e quindi forse creiamo meno scalpore e curiosità. Ma pur sempre molto interesse.
Ci sono molte prove che dicono che sulla Luna ci siamo stati, eccome !
C’è addirittura un progetto che si sta sviluppando con fondi privati, il Google Lunar X Prize, promosso dal motore di ricerca web, che sta tentando di finanziare lanci di sonde automatiche progettate da università e enti di ricerca, che hanno tra i vari obiettivi quello di fotografare il luogo di allunaggio di una delle missioni Apollo.
Quindi, oltre alle straordinarie  immagini che la sonda Lunar Reconnaissance Orbiter ci ha regalato dall’alto, tra non molto una sonda andrà ad esplorare una zona di allunaggio.
In più, durante la missione Apollo 11, attorno la Luna orbitava il satellite russo “Luna 15”. in Italia lo chiamavamo “Lunik 15” perché avevamo l’abitudine di far finire i nomi delle sonde russe con le lettere “ik”, dal nome del celebre Sputnik.  E quella sonda fotografò l'Apollo 11.

D. Quali sono gli astronauti che hai avuto l’opportunità di intervistare e quale intervista ti ha emozionato di più.
R. Ogni volta che ho un astronauta di fronte mi emoziono. È ovvio che, per amicizia e stima, è sempre un grande piacere intervistare e incontrare gli astronauti italiani.
Così come è ovvio che quando incontri i “grandi pionieri” dello spazio, quelli delle missioni Apollo che si guardavano dallo schermo in bianco e nero delle televisioni, c’è sempre un’emozione particolare.
Sono particolarmente legato ad una foto che mi hanno scattato con Buzz Aldrin durante un incontro, nella quale  siamo stati immortalati mentre stavamo parlando amabilmente.
Mi ha emozionato molto anche l’incontro con Pete Conrad (Apollo 12 ndr), della seconda missione sulla Luna. Anche se parlare di “secondo” arrivato sulla Luna non ha molto senso. Tutti quei protagonisti fanno parte di un club così esclusivo da non aver bisogno di numeri ordinali. E poi il grandissimo, come uomo e astronauta, Gene Cernan, l'ultimo uomo sulla Luna, e altri.
Sono scesi in 12, e in 24 hanno girato attorno alla Luna.
Pete Conrad, purtroppo deceduto nel 1999, era un grande appassionato di motori e in particolare della Ferrari. Una volta, mentre sorseggiavamo un aperitivo, guardando una cartina dell’Italia mi ha chiesto, con il suo accento anglosassone, di indicargli l’ubicazione di Maranello.

D. Perché è importante investire nell’astronautica.
R. L’astronautica è molto importante ed è attorno a noi nella vita quotidiana, anche se molti non lo sanno. Il cosiddetto spin-off scientifico e tecnologico ha avuto, e ha tutt’ora, ricadute straordinarie.
Basti pensare che dalle missioni Apollo, oltre alla conquista della Luna e al fatto che gli americani hanno battuto i russi, sono derivati più di 160.000 brevetti.
Dalle cose più banali, come ad esempio un normale orologio digitale, alla valvolina impiegata per una pentola a pressione o i doposci ispirati agli “scarponi” di Neil Armstrong, fino a cose più complesse come l’avionica e i programmi di volo degli aerei. Per non parlare dei progressi che ha dovuto fare l’informatica per essere al passo con i voli spaziali.
Attualmente, la nostra Samantha Cristoforetti, sulla ISS con la missione “Futura”, sta seguendo personalmente 10 esperimenti scientifici e tecnologici. A questi bisogna aggiungerne altri che sta realizzando in partnership con altri astronauti. Sulla Stazione vi sono in  totale di oltre 200 esperimenti complessivi di missione.
Le ricadute scientifiche degli esperimenti medici svolti in assenza di peso e microgravità avranno ricadute importantissime. Si pensi agli esperimenti sull’osteoporosi e alla ricerca di cure di malattie come il diabete e altre patologie.
E a tutto questo dobbiamo aggiungere l’aspetto tecnologico. I satelliti ci danno indicazioni sempre più precise sul meteo, ci permettono di muoverci utilizzando i navigatori e molto altro.

D. In questo momento Samantha Cristoforetti è a bordo della ISS (International Space Station – Stazione Spaziale Internazionale ndr), e fino a pochi mesi fa abbiamo potuto vivere l’esperienza di Luca Parmitano attraverso i social. Gli stessi astronauti vengo addestrati ad essere dei comunicatori e divulgatori. Perché è così importante l’aspetto comunicativo per le agenzie spaziali.
R. Comunicare e divulgare è molto importante. L’astronauta deve saper comunicare, al punto che l’ESA ha attivato un comparto che si occupa di supportare gli astronauti nella comunicazione. La divulgazione delle attività astronautiche con il grande pubblico e il suo supporto oggi è fondamentale.
A proposito di comunicazione, lo dico con un certo orgoglio, da giornalista, noi italiani abbiamo mandato nello spazio addirittura un “collega”. Il nostro Franco Malerba infatti è anche un giornalista pubblicista, anche se lo è diventato dopo la missione.

D. Quali sono le prossime tappe dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana)
R. L’Italia è il terzo Paese europeo in termini di contributi verso l’ESA e svolge un ruolo da protagonista. Oltre alla collaborazione con l’ESA, l’ASI sta sviluppando un progetto insieme all’agenzia spaziale cinese che ha come obiettivo la creazione di un satellite per lo studio dei terremoti. Ma un grande e suggestivo programma, ormai imminente, è ExoMars, che l'ESA realizza con l'agenzia spaziale russa: due sonde che verranno lanciate la prima nel 2016 e la successiva nel 2018. La prima farà atterrare un modulo d'atterraggio fisso, lo Schiaparelli, la seconda un rover che non avrà nulla da invidiare da quelli americani. I nostri centri di ricerca e le aziende sono mobilitate al meglio per questa doppia missione che andrà a caccia di forme di vita, sia pure biologica, su Marte.

D. Attualmente ci sono astronauti italiani in addestramento?
R. Attualmente no, almeno non dopo le due missioni consecutive di Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti. In futuro è molto probabile che questo accada ancora: i nostri astronauti d'altra parte rappresentano anche il grande contributo del nostro paese alle attività spaziali.

D. Prevedi un ritorno dell’uomo sulla Luna a breve?
R. I cinesi sono i favoriti, ad oggi, per essere i prossimi ad andare sulla Luna. A questo si aggiunga anche la costruzione di una loro stazione spaziale che dovrebbe essere pronta per il 2022/23.
Gli americani e l’ESA stanno invece spostando l’attenzione verso gli asteroidi e Marte, quindi gli obiettivi sono diversi, anche se la Luna offrirebbe una maggiore facilità di partenza verso questi obiettivi a causa della minore forza di gravità.

D. A proposito di Marte, se ne è parlato molto come “nuova frontiera” dell’astronautica. E’ davvero una meta “fattibile” dal punto di vista tecnico e finanziario?
R. Si e il “profeta” di questa visione ha anche un nome e un cognome: Robert Zubrin, presidente della Mars Society. Ho avuto la possibilità di intervistarlo grazie ad un convegno organizzato  dalla Mars Society Italia.
Zubrin ha dichiarato che potremmo decidere anche domani di andare verso Marte. Secondo lui si potrebbe azzardare una strategia suddivisa in 2 step.
In prima battuta si invierebbero su Marte dei moduli per la costruzione della colonia e dei servizi di sussistenza, come ad esempio l’ossigeno, i moduli abitativi ecc.
In un secondo momento, con la “finestra successiva” verrebbero inviati gli astronauti, tenendo conto che per il viaggio di andata ci vorranno all’incirca 9/10 mesi, ai quali vanno aggiunti i mesi di permanenza e i tempi di ritorno. Un paio di anni in tutto.
La difficoltà attualmente sta nel reperire i fondi per questa avventura.

D. Quali sono i tuoi prossimi progetti editoriali ?
R.  Sono impegnato in qualche iniziativa editoriale, tra le quali una insieme al Prof. Walter Ferreri, ed un'altra insieme al primo astronauta italiano, Franco Malerba.

D. Sei un divulgatore scientifico, al termine dell’intervista, chiedo sempre ai “colleghi” di regalarci una definizione “propria” della divulgazione scientifica.
R. Il divulgatore è colui che traduce con termini alla portata di tutti i temi che tratta. Che sia il ragazzino delle elementari, la casalinga di Voghera o il professionista affermato, tutti hanno il diritto di comprendere quello che il divulgatore comunica.
L’astronautica è un tema stimolante e quindi è un po’ più facile trasmettere le informazioni e la passione. Perché credo che sia importante, oltre alle nozioni tecniche condividere anche la passione per il nostro lavoro e lo spazio.

E. Macaluso

* Intervista al Prof. Walter Ferreri