martedì 3 maggio 2016

PERSONAGGI E PERSONALITA’: INTERVISTA A DANIELE GARDIOL


Daniele Gardiol è un astronomo e tecnologo italiano, attualmente operativo presso l’Osservatorio Astrofisico di Torino – INAF. Dal 1997 al 1999 ha contribuito alla costruzione del Telescopio Nazionale Galileo sito alle Canarie. Ha collaborato al progetto “Gaia” e attualmente è impegnato in due progetti internazionali: il “Cherenkov Telescope Array” e “Prisma”. Il suo curriculum conta ad oggi più di 50 pubblicazioni scientifiche e oltre 100 note tecniche.

Per la seconda volta mi reco all’Osservatorio Astrofisico di Torino, per intervistare un astronomo di questo prestigioso sito astronomico. L’intervista si svolge all’esterno, sulla terrazza degli uffici che si affaccia su una splendida vallata, e che viene utilizzata anche per svolgere alcune serate osservative organizzate dal vicino planetario.
L’intervista inizia con la mia curiosità circa il termine “tecnologo”. Gardiol, dimostrando anche un’ottima capacità divulgativa, mi spiega che il tecnologo è un astronomo specializzato nello sviluppo della tecnologia applicata all’astronomia e ai suoi strumenti. Apprendo che negli enti di ricerca, tra i quali rientra anche l’INAF, esistono due tipologie di scienziati: il ricercatore e il tecnologo. L’importanza delle due figure è assolutamente equiparabile.
Il ricercatore è l’astronomo che osserva, studia, scopre e attraverso pubblicazioni o altri canali divulgativi condivide quello che ha imparato a conoscere. Il tecnologo è colui che si occupa dello sviluppo della strumentazione, attraverso simulazioni e una grande capacità di provare a prevedere tutte le condizioni di utilizzo dello strumento. Il lavoro del tecnologo avviene generalmente prima di quello del ricercatore, che in seguito utilizzerà le tecnologie sviluppate dal primo.
Quanto appena scritto è esaltante se si pensa che gli ambiti operativi di un tecnologo moderno sono complessi e al limite della fantascienza.
È il caso di Daniele Gardiol che ha collaborato alla buona riuscita di progetti internazionali di assoluta eccellenza. Tra questi spicca la missione “Gaia” dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. Ha iniziato occupandosi di uno strumento di bordo denominato “BAM” (Basic Angle Monitoring), grazie al quale la sonda riesce ad interpretare l’angolo tra i due telescopi che utilizza per la mappatura dell’universo. Conoscere l’esatta angolazione di questi due strumenti permette di poter sovrapporre quello che “vedono” i due telescopi, creando un’immagine con un margine di errore pressoché inesistente nella costruzione della mappa dell’universo che la sonda ci sta inviando.
Un progetto che ha unito l’astronautica all’astronomia e che ha visto il mio intervistato ricoprire il ruolo di “coordinatore del modello di strumento”.

Proprio Gaia può farci comprendere un altro aspetto della complessità del lavoro del tecnologo. Una sonda è un prototipo, un pezzo unico e dal valore economico-scientifico valutabile in milioni di dollari. Il tecnologo deve prevedere ancor prima del lancio, tutte le possibili condizioni interne ed esterne alle quali sarà sottoposta la delicata attrezzatura di bordo.
Anche una macchina di Formula 1 è un prototipo, tuttavia si deve però pensare che in caso di malfunzionamenti, oltre alla telemetria, alla fine del giro di pista, i meccanici possono agire manualmente su un’eventuale problema del mezzo. Questo non può avvenire per una sonda spaziale. Quindi attraverso simulazioni, confronti con gli altri membri del progetto e una grande capacità previsionale, il tecnologo si assume la responsabilità del futuro funzionamento di un progetto da milioni destinato a viaggiare nel cosmo.
Il progetto Gaia per il tecnologo è terminato il 19 dicembre del 2013, con il lancio da parte dell’ESA e la partenza dalla Guiana francese.

Attualmente Gardiol è impegnato principalmente in due progetti. Il primo è il “Cherenkov Telescope Array” (CTA), gestito da un consorzio mondiale che attraverso questo progetto si pone come obiettivo quello di osservare da terra i raggi gamma provenienti dal cosmo.
Mi viene spiegato che, quando i raggi gamma raggiungono l’atmosfera terrestre, attraverso cambiamenti fisici, producono degli sciami di particelle. Questi sciami producono una luminescenza di colore blu, nota come “radiazione di Cherenkov”. Attraverso lo studio di queste radiazioni luminose si può risalire alle caratteristiche del raggio gamma e studiare l’oggetto celeste che lo ha prodotto. È come se studiando gli effetti di un fenomeno fisico, andando a ritroso, se ne possa comprendere anche l’origine. Sono impegnati in questa ricerca circa un centinaio di telescopi, di diversa grandezza,  posizionati su un km quadrato circa. Gardiol partecipa allo sviluppo del software di controllo dell’ottica attiva dei telescopi piccoli coinvolti nel progetto. Ogni telescopio ha al suo interno degli specchi segmentati che hanno il compito di catturare la luce. Questi specchi devono essere riposizionati, attraverso delle correzioni a bassa frequenza, ogni volta che si sposta lo strumento. Ulteriori informazioni su questo progetto sono disponibili sul sito ufficiale https://portal.cta-observatory.org/Pages/Home.aspx

Il secondo progetto che vede in prima linea il mio intervistato, e che coinvolge attualmente anche i francesi, si chiama “PRISMA” (Prima Rete Italiana per lo Studio delle Meteore e dell’Atmosfera).
PRISMA consiste nel posizionamento di alcune telecamere puntate costantemente verso il cielo. Le telecamere sono protette da uno chassis che le rende simili a delle bottigliette d’acqua da mezzo litro. Una di queste è posizionata sul tetto dell’osservatorio di Torino e potete vederla nella foto che correda questo articolo, posizionata sul muretto accanto al protagonista. Tutte le “telecamere” utilizzate sono identiche, eliminando differenze di ottiche e software; scattano 30 immagini al secondo e sono collegate in rete con un elaboratore centrale che elabora tutte le informazioni. Ogni volta che una meteora entra nell’atmosfera viene ripresa da più angolazioni.
Grazie all’incrocio dei dati, alla triangolazione delle informazioni, si possono ottenere molte indicazioni utili circa la provenienza, l’orbita e il sito nel quale sarà possibile raccogliere eventuali meteoriti. Una vera e propria mappatura delle meteore sul cielo italiano e francese. È tuttavia facile immaginare che questo progetto possa estendersi anche ad altri Paesi europei. Una di queste telecamere ad esempio è già attiva in Austria. È possibile seguire l’andamento di PRISMA sul sito www.fripon.org.

L’intervista al Dott. Gardiol termina parlando di divulgazione e della sua importanza. Mi spiega che la sua esperienza lo ha portato a riconoscere due tipi di divulgazione attraverso i libri. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad un tipo di divulgazione così rigorosa che diventa poco fruibile dal non addetto ai lavori. Nel secondo caso invece ci troviamo di fronte ad una divulgazione un po’ troppo semplicistica, dove il cosmo diventa solo un pretesto per raccontare una storia che spesso è ricca di disattenzioni ed errori scientifici. L’approccio giusto, come capita spesso, sta nel mezzo.
La nascita del primo figlio, ha portato Gardiol ad interrogarsi sulle necessità e modalità di divulgazione, soprattutto nei confronti di un pubblico molto giovane. I genitori dell’astronomo erano entrambi insegnanti delle elementari e unendo i suoi ricordi alla sua nuova veste di padre, ha creato una storia che parla di “Giallina, la stella bambina”, attraverso la quale spiega ai più piccoli l’evoluzione stellare con parole semplici utilizzando la tecnica dello storytelling.
Concludo questo articolo riportando le impressioni dell’intervistato circa il suo approccio alla divulgazione attraverso le sue parole:«Mi sentirei impoverito se quello che faccio rimanesse nella mia stretta cerchia. Coinvolgere il cittadino, che è colui che paga le tasse, spiegando la bellezza di quello che faccio e vedo, è per me gratificante».
Anche questa volta, oltre ad un astronomo abbiamo avuto il piacere di incontrare un uomo.

Emmanuele Macaluso