giovedì 8 febbraio 2018

PERSONAGGI E PERSONALITA’: LILIANA RAVAGNOLO

(Nella foto la D.ssa Liliana Ravagnolo, nel centro Altec di Torino davanti ad un modello inscala 1:10 della Stazione Spaziale Internazionale – Photo: Emmanuele Macaluso/COSMOBSERVER)

Liliana Ravagnolo, laureata in Psicologia del Lavoro all’Università di Padova, è attualmente Project Manager nell’ambito dei progetti di ISS Commercialization della Direzione Progetti Avanzati presso ALTEC S.P.A. di Torino. È stata fra i primi italiani a conseguire la certificazione da parte della NASA per l’addestramento degli astronauti.  
 
È un soleggiato pomeriggio di metà gennaio quando mi reco in Altec per incontrare Liliana Ravagnolo. Non sarebbe stato il nostro primo incontro, avevo infatti avuto la possibilità di essere “guidato” dalla D.ssa Ravagnolo in una visita qualche mese prima, durante un open day, nel quale ho avuto modo di visitare questa azienda che contribuisce a fare di Torino la “Houston d’Italia”.
Vengo accolto in una sala riunioni e passo qualche minuto a conoscere e scambiare qualche parola con l’intervistata e la D.ssa Daniela Souberan (Responsabile della Comunicazione di ALTEC). Un incontro gradito che dà il via ad una lunga e piacevole intervista.

D. D.ssa Ravagnolo, come è iniziato il suo rapporto con lo spazio e come è entrata a far parte di questa azienda?
R. Ho sempre avuto la passione per lo spazio, fin dal tempo del liceo leggevo libri di fantascienza, tra i quali quelli di Asimov e di altri autori molto in voga in quegli anni. Non avrei mai pensato di lavorare in un contesto come questo. La mia formazione è umanistica, sono laureata in psicologia e sono specializzata in psicologia del lavoro e selezione del personale. Il mio primo incarico infatti… >>>

Leggi l'articolo completo qui http://www.cosmobserver.com/articles/interviews/010%20liliana%20ravagnolo/liliana%20ravagnolo.htm


Emmanuele Macaluso

mercoledì 7 febbraio 2018

FALCON HEAVY DI SPACEX SUPERA IL SUO PRIMO TEST DI VOLO ED ENTRA NELLA STORIA



(La Tesla Roadster con a bordo il manichino con indosso la tuta spaziale SpaceX e la Terra sullo sfondo. La Roadster era il carico "domostrativo" utilizzato per il test di volo - Credit: SpaceX)

Era dai tempi dell’Apollo e dei vettori Saturn V che non si vedeva qualcosa di queste dimensioni su una rampa di lancio. Il 6 febbraio 2018 sarà ricordato negli ambienti dell’astronautica come la data in cui un’azienda privata ha rialzato le ambizioni dell’esplorazione spaziale.
Il test di volo del Falcon Heavy di SpaceX è stato annunciato e organizzato, dal punto di vista mediatico, come un grande evento sportivo, che ha portato l’interesse verso un evento scientifico e tecnologico ad un livello di portata globale e generalista.
Dopo qualche ora di ritardo, a causa dei forti venti in quota, alle 21,45 (ora italiana), il Falcon Heavy, alto 70 metri - quanto un palazzo di 23 piani - è decollato con tutta la potenza dei suoi 27 motoriMerlin”, dal complesso di lancio 39A del Kennedy Space Center. Lo stesso da cui partivano le missioni Apollo e gli Space Shuttle.
Life on Mars” di David Bowie è stata la colonna sonora scelta per questa impresa da Elon Musk, e ha sottolineato la diretta globale di questo evento.

Ma veniamo al test di volo e ai suoi obiettivi che sono stati tutti raggiunti. Il Falcon Heavy, con una Tesla Roadster e un manichino con indosso una tuta spaziale SpaceX stipati nell’area cargo, doveva partire dalla rampa di lancio. L’Heavy è formato da 3 booster, uno centrale e due laterali. Al termine della fase di spinta i motori dovevano staccarsi e rientrare sulla Terra per essere successicamente riutilizzati.
I due razzi laterali avevano un rientro programmato a Cape Canaveral, mentre il centrale (l’ultimo a staccarsi dal Falcon Heavy), è atterrato su una piattaforma predisposta per il rientro nell’Oceano Pacifico.
Una volta in orbita, il vettore doveva “indirizzare” il suo carico verso una traiettoia che ha come obiettivo il raggiungimento dell’orbita di Marte, il pianeta rosso.

Ed è dopo il successo del lancio e del rientro dei tre booster che la scienza ha lasciato spazio allo spettacolo e al marketing. Entrerà nell’iconografia terrestre la foto che vede una fiammante Tesla Roadster rossa, aperta in versione cabrio, con a bordo un manichino vestito dalla tuta spaziale SpaceX presentata solo qualche mese fa dallo stesso Elon Musk. Un auto con a bordo un astronauta e sullo sfondo il pianeta Terra. Un’immagine così potente da diventare in poche ore storia e icona. Sul display, al centro della console dell’auto, la scritta “Don’t panic”.

Un evento scientifico e tecnologico che alza le ambizioni del fondatore di SpaceX, che nel 2016 aveva annunciato un piano per colonizzare Marte utilizzando dei vettori in grado di trasportare 200 persone. Ma il test, del quale diamo conto, ha segnato anche il cambiamento del modo di raccontare l’esplorazione spaziale: con leggerezza (ma puntualità scientifica) e in modo inclusivo e spettacolare. Dalle scorse ore il modo di raccontare la scienza diventa ancora di più infotainment.  

Emmanuele Macaluso